Articolo di Carlo Naggi – Acli Varese APS
Il mio intervento riguarda l’ultimo punto della traccia congressuale proposta dal nazionale, quella dedicata alle parrocchie (punto 4.6). In prima battuta la traccia non può che essere accolta e condivisa, soprattutto tenendo conto della sua genericità territoriale. Tuttavia vi sono alcuni elementi di
criticità che, in base della mia esperienza di presidente di Circolo, Coordinatore di Zona poi e di attuale membro della Assemblea Sinodale Decanale di Gallarate, intendo segnalare.
Il legame dei Circoli con le parrocchie è sempre stato molto stretto, lo sappiamo. Rigenerare questo legame tuttavia non sarà né facile o scontato, e anche questo dobbiamo dircelo. Le nostre parrocchie sono da sempre impegnate ad alimentare una presenza fruttuosa del messaggio evangelico, in
molti modi, e quindi il contributo che potremmo dare alla loro tensione di Chiesa in uscita, laddove presente, è proprio quello di metterle in collegamento con una dimensione territoriale più ampia, fatta di attività svolte in rete con altre realtà sociali e di collaborazioni e conoscenze con tutte le anime di buona
volontà presenti. Lo richiede la complessità in cui siamo immersi. Ma, ripeto, questo non sarà esente da difficoltà.
Mentre come ACLI siamo chiamati ad evolvere come movimento nella nostra azione di promozione umana e di pedagogia sociale, molte parrocchie persistono, anche inconsapevolmente, a mantenere un genere di presenza canonica, statica, poco aperta ai cambiamenti, e sono costantemente sulla
difensiva rispetto al “fuori”. Ne sia la riprova ad esempio, nei nostri territori, della sostanziale indifferenza dimostrata verso il processo sinodale in atto, e stiamo parlando di un evento che in quanto a importanza e profondità è il più pregnante dopo il Concilio Vaticano II.
Inoltre, e questo riguarda soprattutto i Circoli che hanno la propria sede fisicamente in un immobile parrocchiale, il rapporto con i presbiteri ed i consigli pastorali è soggetto al variare delle sensibilità. Ci sono situazioni in cui siamo accolti positivamente, altre in cui siamo tollerati perché magari offriamo
dei servizi coi nostri promotori sociali, in altre proprio non ci possono vedere e siamo mal sopportati come fossimo una sgradita eredità dei parroci precedenti. In queste condizioni quanto è possibile parlare di una effettiva libertà ed autonomia dei circoli nell’operare scelte che riguarderanno l’agire
nel territorio? Credo occorra da parte nostra considerare tutti questi aspetti, per riflettere a fondo e per lavorare a partire dal punto proposto dalla traccia.
Quest’oggi a più riprese si è parlato di radicalità. E allora rispetto a quanto ho detto credo sia arrivato il tempo di ri-declinare la nostra fedeltà alla Chiesa in una fedeltà al Vangelo, nella Chiesa, fuori da polverosi rituali e clericalismi, per definire il nostro ruolo di movimento anche per la vita cristiana delle nostre comunità.
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