XV Congresso Regionale ACLI Lombardia APS

Articolo di Ruffino Selmi – Presidente regionale AVAL ODV

Con l’approssimarsi del Congresso Regionale desidero condividere una riflessione che in  questi giorni ha preso forma, dettata da alcune considerazioni  su quanto abbiamo vissuto e condiviso in questi ultimi quattro anni, con il pensiero da un lato al difficile avvio che ha caratterizzato questo mandato e dall’altro, sul piano più personale, anche  all’evolvere degli anni e alle trasformazioni che accompagnano l‘avanzare dell’età.

Ogni appuntamento congressuale propone un tema, sintetizzato in uno slogan,  che rappresenterà il riferimento e l’obiettivo principale della vita associativa per i prossimi anni. Ma, accanto a questo, il dibattito e il confronto impattano inevitabilmente  anche sulle scelte in merito ai ruoli e alle assunzioni di responsabilità dentro l’associazione,  alle quali sono eletti centinaia di dirigenti,  dai livelli di base come avviene nei circoli, fino  ai livelli più impegnativi:  provinciali, regionali e nazionale.

All’interno di questo secondo percorso svolge un ruolo non secondario il rapporto intergenerazionale che si è in grado di vivere nella gestione quotidiana della vita associativa, ogni volta che si sperimenta  il modo migliore per valorizzare i contributi che le associate e gli associati di diverse età possono dare.

La pratica di un costruttivo rapporto intergenerazionale faciliterà anche il discernimento nel momento delle scelte di carattere dirigenziale.

Su questo argomento ho trovato particolarmente stimolante la lettura in questi giorni di un paio di pagine  del libro del cardinal Martini “Conversazioni notturne a Gerusalemme”, che mi permetto di offrire anche alla vostra attenzione.

Il cardinal Martini partendo dal dato di fatto che esistono diverse situazioni ed età della vita, fa presente che anche la Bibbia dispone di questa conoscenza nell’Antico e nel  Nuovo Testamento  offre insegnamenti preziosi: “Nella predica di Pentecoste, Pietro riprende infatti le parole del profeta Gioele, del quarto secolo a.C. e racconta l’opera dello Spirito Santo in tre fasi della vita, ognuna differente:«I vostri figli e le vostre figlie  profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni».

Prendendo spunto  da questa citazione, il cardinal Martini tratteggia per ognuna di queste tre fasi della vita alcune caratteristiche. «i ‘figli e le figlie’ saranno profeti significa che essi devono essere critici. La generazione più giovane verrebbe meno al suo dovere se con la sua spigliatezza e con il suo idealismo indomito non sfidasse e criticasse  i governanti, i responsabili e gli insegnanti. In tal modo fa progredire noi e soprattutto la Chiesa.

Il  profeta dice poi che la generazione di mezzo, vale a dire coloro che sono responsabili, avrà delle visioni.

Un vescovo, un parroco, un padre, un imprenditore ( un dirigente ): essi dovrebbero avere degli obiettivi per una comunità, una famiglia, un’azienda (un’associazione).  I responsabili devono sapere cosa fare e quali compiti accettare.

È bello che il profeta assegni un compito anche agli anziani. Non ci si può aspettare che siano innanzitutto critici o profetici.  Non si deve pretendere dagli anziani che portino pesi, elaborino progetti e li realizzino come la forte generazione di mezzo. Hanno meritato di affidare ad altri gli affari e il comando e di dedicarsi a qualcosa di nuovo: il sognare.

….

Oggi questo rapporto reciproco  potrebbe rendere interessante il dialogo tra le generazioni, perché mostra il contributo che ognuna può portare, diverso ma di uguale valore.

Il contributo «dei figli e delle figlie» è fondamentale. Essi sono ancora interessati oggi a criticare noi, la Chiesa, i governanti, oppure si ritirano in silenzio?

Dove esistono ancora conflitti arde la fiamma, lo Spirito Santo è all’opera.                                                      Nella ricerca di collaboratori  e vocazioni religiose dovremmo forse prestare attenzione innanzitutto a coloro che sono scomodi  e domandarci se proprio questi critici non abbiano in sé la stoffa per diventare un giorno responsabili e alla fine sognatori. Responsabili che guidino la Chiesa e la società in un futuro più giusto  e «sognatori» che ci mantengano aperti alle sorprese dello Spirito Santo, infondendo coraggio e inducendoci  a credere nella pace là dove i fronti si sono irrigiditi”.

Colgo in queste parole del Cardinal Martini l’incoraggiamento ad aver fiducia nei giovani, l’invito alla speranza e ad interrogarci sulla nostra capacità di creare anche nelle Acli  un ambiente  associativo nel quale i giovani possano esprimersi e maturare.

Sul piano più personale mi soffermo anche sul compito assegnato dal profeta agli anziani (anche perché non siamo pochi).

Troppo spesso si sentono, in particolare tra le persone di una certa età, parole di pessimismo, di scoraggiamento, se non addirittura da ‘profeti di sventura’, nelle quali vengono esternate le difficoltà di comprendere le trasformazioni in corso.

Tutta l’introduzione della Traccia congressuale, diffusa dalla sede nazionale, non fa sconti sulla gravità della situazione che stiamo vivendo.  Ma proprio per questo e per portare un contributo positivo al discernimento sulle scelte da compiere, attorno alle quali impegnarci nei prossimi quattro anni, è  necessario che anche gli anziani facciano la loro parte, imparando a ‘sognare’. Si può fare.

Ce lo ricorda e testimonia un grande santo e ‘sognatore’, Papa Giovanni XXIII, che aprendo i lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II,  ha scritto” A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo”.  È stato capace addirittura di ‘sognare’ e promuovere un Concilio Ecumenico.

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